Caro
Lettore,
nel
mese di Agosto del 2011 io e mio marito, freschi sposi da un mese, abbiamo
fatto il nostro viaggio di nozze di quattro settimane negli USA.
Era
una vita che aspettavo di poter calcare il suolo americano, infatti, quando
abbiamo deciso di sposarci, non ho avuto nessun dubbio sulla meta del nostro
viaggio, c’erano solo da scegliere le varie tappe.
Purtroppo,
sia per comodità, che per mancanza di tempo, abbiamo dovuto affidarci alla
gestione di un’agenzia di viaggi, la quale si è rivelata incompetente e poco
disponibile e ci ha fatto perdere diverso tempo durante il viaggio. Certo, l’ideale
sarebbe stato organizzare l’itinerario da soli scegliendo le tappe più
interessanti, prenotare aerei, auto e hotel prima di partire e poi gestire i
nostri spostamenti in maniera autonoma, ma la mancanza di tempo ci ha costretti
a fidarci di altri, cosa che inizialmente ci aveva sollevato e che invece a
consuntivo dell’operazione matrimonio sarebbe stata una spesa da togliere.
Ad
ogni modo il viaggio è stato bellissimo, ecco un piccolo resoconto delle
maggiori località che abbiamo visitato.
Prima tappa: New York.
Classica tappa, ma non
scontata, anzi, sei giorni, di cui uno dedicato ad una gita a Washington,
non sono bastati per visitare Manhattan accuratamente, ci siamo riproposti
di tornarci quando sarà possibile, perchè NY ci ha accolti a braccia aperte e ci ha fatto sentire a casa.
Veduta di Manhattan dall'Empire State Building |
Infatti il fatto di orientarsi facilmente a piedi per Manhattan, da una parte reso il nostro soggiorno un pò meno da turisti, facendoci abituare immediatamente alle abitudini locali, dall'altra ha sviluppato in noi l'esigenza di scoprire la città senza avere una meta ben precisa.
"Ma guarda come sono newyorkese" è stata la classica frase pronunciata in diverse occasioni, tipo nel passare la domenica pomeriggio distesi sul prato a Central Park, fermarsi ai vari baracchini che vendono l'Hot dog, o il Philly cheese steak, nel percorrere per la 5th Avenue con il bicchiere di caffè o con uno Smoothie in mano, nello spostarsi anche in taxi che costano pochissimo, nell'utilizzare la carta di credito per qualsiasi spesa anche irrisoria.
"Ma guarda come sono newyorkese" è stata la classica frase pronunciata in diverse occasioni, tipo nel passare la domenica pomeriggio distesi sul prato a Central Park, fermarsi ai vari baracchini che vendono l'Hot dog, o il Philly cheese steak, nel percorrere per la 5th Avenue con il bicchiere di caffè o con uno Smoothie in mano, nello spostarsi anche in taxi che costano pochissimo, nell'utilizzare la carta di credito per qualsiasi spesa anche irrisoria.
Ci sarebbe da
scrivere un giorno intero su NY ma se devo essere sintetica, le cose che mi hanno colpito maggiormente sono:
- le vedute: dall’alto, dall’Empire State Building da dove si domina il “Manhanttan Skyline”oppure dal basso, alzando la testa da Central Park godersi lo spettacolo di questi enormi
edifici che sembrano non finire mai; da vicino, Ground Zero con la torre principale del nuovo World Trade Center in costruzione visto attraverso le reti del cantiere, o da lontano, il vuoto lasciato
dalla distruzione delle torri gemelle visto dal battello sul fiume.
Il vuoto lasciato dalle torri Gemelle accanto alla nuove torre in costruzione - gli odori e i sapori: ne abbiamo scoperti di nuovi, recandoci nei vari fast food mai visti prima, ad esempio Subway (dove ti puoi confezionare il panino scegliendo tra i numerosi tipi di pane, formaggio, affettato, salsa etc), KFC (dove ho mangiato un ottimo pollo arrosto, peccato averlo scoperto tardi) e Starbucks (che conoscevo già, ma dove ho scoperto dei deliziosi muffin al mirtillo che insieme al cappuccino nel bicchiere di cartone sono stati la colonna sonora della mia colazione per un mese), oppure cenando nei tipici locali americani, dove prendi un hamburger con patatine che digerisci dopo un giorno e fai colazione con pancake e sciroppo d'acero a cui si può abbinare la pancettina croccante. Inoltre a NY abbiamo avuto l'onore di mangiare al Maze, il ristorante di Gordon Ramsay che si trova all'Hotel London NYC. Da appassionata della trasmissione Hell's Kitchen non potevo mancare questo appuntamento e avevo prenotato il tavolo on line sei mesi prima. Il ristorante è di lusso, e pure il menù, ma con la formula delle cinque portate scelte da loro riesci a mangiare in modo vario e abbondante senza spendere un capitale, e anche il servizio è di lusso, arrivano tre o quattro camerieri e completano la guarnizione del piatto sul tavolo. In tutto ciò io felicissima perchè ci hanno servito anche i famosi pettini di mare.
Seconda Tappa: San Francisco.
Raggiunta tramite
volo interno da NY, è la città dove la temperatura estiva è molto
inferiore alla media, ai primi di Agosto c'erano 18°C di
giorno, e all’ombra bisognava coprirsi. Apparentemente sembra una piccola
città, visto che siamo riusciti a vedere diversi quartieri spostandoci a
piedi seguendo dei bizzarri itinerari della Lonely Planet.
Dalla centrale Union Square a piedi abbiamo raggiunto Castro e Mission District rispettivamente i quartieri gay e spagnolo: la strada per arrivarci non è raccomandabile di notte da soli, visti i brutti ceffi che già di giorno la praticano, però ne vale la pena, per vedere le case in stile vittoriano con sullo sfondo il panorama dei grattacieli del quartiere finanziario, i murales coloratissimi e mangiare l’ottimo burrito della Taqueria La Cumbre, il cui nome ci era stato suggerito in una puntata della trasmissione "Men vs Food".
Le strade di San Francisco |
Dalla centrale Union Square a piedi abbiamo raggiunto Castro e Mission District rispettivamente i quartieri gay e spagnolo: la strada per arrivarci non è raccomandabile di notte da soli, visti i brutti ceffi che già di giorno la praticano, però ne vale la pena, per vedere le case in stile vittoriano con sullo sfondo il panorama dei grattacieli del quartiere finanziario, i murales coloratissimi e mangiare l’ottimo burrito della Taqueria La Cumbre, il cui nome ci era stato suggerito in una puntata della trasmissione "Men vs Food".
Colonia di Leoni Marini al Pier 39 Fisherman's Warf |
Un secondo itinerario ci ha portati ad attraversare la
Chinatown, e percorrendo le famose strade di San Francisco, la cui pendenza alcune
volte è veramente faticosa, divertenti soprattutto se le percorri sul Cable Car, il tipico tram trainato da una fune sotterranea, si arriva al
Fisherman’s Warf, il quartiere del pesce, con i suoi tipici locali
all’aperto dove si mangiano le specialità del luogo, il granchio e la
deliziosa zuppa di vongole. Qui si può ammirare la colonia di Leoni
Marini, simpatiche bestioline dal verso inconfondibile, che stanno accatastate
su delle zattere a prendere il sole, alcune volte con atteggiamenti di
tenerezza quasi umana, e poi si buttano nell’acqua per rinfrescarsi. Dal
porto si prende il battello per andare ad Alcatraz, che si trova su di
un’isoletta distante circa mezz’ora da S.Francisco. Da lì oltre a visitare
l’ex prigione con tanto di audio guida in Italiano e apprendere le storie
dei delinquenti che vi hanno soggiornato, Al Capone in primis, si gode un
bellissimo panorama su S.Francisco.
San Francisco vista da Alcatraz |
Ma l’escursione più bella fatta a San Francisco è stata quella
che ci ha portato al Golden Gate Bridge, il famoso ponte dipinto di rosso, che
abbiamo raggiunto e percorso in bicicletta. Non c’è vista che abbia mai goduto
così tanto quanto il percorso di avvicinamento al ponte, per cui prima l’ho
ammirato (e fotografato in tutte le salse) da lontano con le sue campate che si
stagliano in alto infilandosi nella nebbia, così che sembra che non abbiano mai
fine, e poi da vicino in tutta la sua magnificenza, nel momento in cui la
nebbia è scomparsa. Oltre a ciò abbiamo percorso tutto il ponte in bici e siamo
arrivati dall’altra parte della costa. Un’esperienza faticosa perché è tutta in
salita, ma da consigliare a chi ha intenzione di visitare la città. Prima di
salire sul ponte ci siamo fermati a Fort Point, dove mi ricordavo che Hitchcock
avesse girato una scena del Film “La donna che visse due volte”, in particolare
quella in cui Kim Novak tenta il suicidio buttandosi in acqua, ma viene salvata da James Stewart.
Finita l'escursione ci siamo concessi un assaggio della famosa cioccolata di Ghirardelli, un cioccolataio di origine italiana, ed abbiamo comprato una serie di barrette, tutte di gusti particolari tipo cioccolato e sale marino, da portare a casa. In realtà la nostra scorta non è mai arrivata i Italia ma l'abbiamo consumata tutta nei giorni successivi.
Finita l'escursione ci siamo concessi un assaggio della famosa cioccolata di Ghirardelli, un cioccolataio di origine italiana, ed abbiamo comprato una serie di barrette, tutte di gusti particolari tipo cioccolato e sale marino, da portare a casa. In realtà la nostra scorta non è mai arrivata i Italia ma l'abbiamo consumata tutta nei giorni successivi.
Panorama del Golden Gate Bridge con Fort Point sulla sx |
Terza tappa: Parchi Nazionali (Yosemite, Grand Canyon, Brice Canyon, Death Valley) e Monument Valley Navajo Tribal Park .
Da San Francisco abbiamo noleggiato un'auto ed abbiamo percorso circa 4.000 Km in 12 giorni, per visitare i maggiori parchi nazionali della California e degli stati confinanti (Nevada, Utah e Arizona), percorrendo le bellissime e infinite autostrade americane, per lo più circondate da valli desolate, dove il cambio automatico della nostra auto ci ha permesso di viaggiare rilassati, e dormendo ogni notte in un posto diverso, in motel molto simili tra loro, tutti con l'aria condizionata accesa, i letti gemelli e l'angolo cucina con il bollitore per il caffè solubile. Purtroppo il tempo da dedicare ad ogni visita è sempre stato poco ed abbiamo cercato di sfruttarlo al meglio per vedere il più possibile, ma non sempre ci siamo riusciti. Un viaggio in cui la natura ha assunto forme diverse in pochi giorni:
Badwater Basin vista dall'alto nella Death Valley |
- Yosemite (California) è un parco che si trova in altitudine sulla catena montuosa della Sierra Nevada. Tantissimi picchi montuosi da cui scendono impetuose cascate, che formano fiumi e laghi in cui si riflettono le immagini dei monti. Nel parco vivono numerose specie animali, la maggior parte delle quali si aggira tranquillamente in mezzo ai visitatori, tra cui orsi, cervi, scoiattoli, uccelli di vari tipi e lupi. Purtroppo grazie alla perfetta organizzazione dell'agenzia di viaggi, siamo stati costretti a lasciare il parco prima di quanto avremmo voluto e non abbiamo potuto fare una delle escursioni che portano in cima a queste vette, ma per fortuna ci siamo fermati con la macchina al "Glacier Point", da dove abbiamo potuto fotografare lo stupendo panorama della valle.
Lo Yosemite visto da Glacier Point - Death Valley (California) il luogo più caldo che abbia mai visitato, dove di giorno è consigliabile non spostarsi a piedi perchè la temperatura supera i 50°C e dove all'esterno degli edifici del Furnace Creek Ranch, il nostro hotel, ci sono dei vaporizzatori di acqua che funzionano giorno e notte. Io e mio marito ci siamo avventurati nel pomeriggio per vedere il Badwater Basin un bacino di acqua salata che si trova a -80 mt sul livello del mare, dove l'acqua evapora a causa dell'elevata temperatura lasciando una sorta di fango salino, nel quale abbiamo messo in piedi, dopodiché siamo rientrati in macchina così accaldati che ci siamo bevuti un'intera bottiglia di acqua in due. Il paesaggio più bello della Death Valley sono comunque le rocce, alcune delle quali, grazie all'ossidazione di diversi metalli hanno assunto i colori più disparati (rosso, giallo, verde, viola) e sembrano la tavolozza di un pittore. Uno di questi agglomerati rocciosi è Zabriskie Point, reso famoso dall'omonimo film di Michelangelo Antonioni, dove al tramonto e all'alba si gode uno spettacolo meraviglioso.
Zabriskie Point al tramonto - Bryce Canyon (Utah) qui l'erosione dell'acqua e del vento ha creato un anfiteatro naturale, caratterizzato dai dei particolari pinnacoli di colore rossastro e da blocchi naturali a forma di arco. Uno spettacolo magnifico che si può godere anche dell'interno percorrendo dei sentieri abbastanza ripidi. La nostra guida garantiva la presenza dei famosi cani della prateria, ma non ne abbiamo visto nemmeno uno per sbaglio.
Brice Canyon - Grand Canyon (Arizona) è una gola scavata profondamente dal fiume Colorado, sinceramente non mi ha emozionata più di tanto, perchè dai numerosi punti di osservazione si vede sempre lo stesso panorama. Probabilmente l'ideale sarebbe stato fare l'escursione per scendere al centro del canale e passare lì una notte, ma non abbiamo avuto tempo. Comunque degno di nota, da qualsiasi punto di osservazione è il paesaggio al tramonto, che abbiamo visto insieme a centinaia di persone accatastate sulle rocce.
Grand Canyon - Monument Valley Navajo Tribal Park (Utah), non è propriamente uno dei parchi nazionali americani, ma come dice la denominazione, appartiene agli indiani Navajo a cui va il prezzo del biglietto d'ingresso. Siamo infatti nella loro riserva, termine che fa pensare ai villaggi indiani con le tende visti nei film western, ma che nella realtà si riferisce a degli agglomerati urbani, dove questa gente dai tratti somatici uguali a quelli visti nei film, vive, lavora e guida la macchina (molti pick up che viaggino in maniera spericolata). Oltre ai tratti somatici l'unica altra cosa che ti fa pensare di essere in una enclave particolare è il fuso orario diverso da quello dello stato dello Utah, in cui effettivamente ci troviamo. Qui l'erosione del fiume e del vento ha creato dei massi rocciosi di colore rossastro, famosi in tutto il mondo per il fatto che sono stati, specie nel passato, teatro di numerosi film western. Arrivati al sito principale si può decidere di intraprendere un percorso con la macchina, che tramite una strada tortuosa e piena di ciottoli ti porta a vedere più da vicino questi monumenti e a visitare i mercatini che vendono oggetti caratteristici della cultura Navajo, ma non ne vale la pena, specie se non si possiede una jeep, perché la vista dal parcheggio dei tre massi principali nel tardo pomeriggio, con la luce e l'ombra che si alternano velocemente finché non cala definitivamente il sole, vale tutto il costo del biglietto.
Monument Valley al tramonto
Quarta Tappa: Las Vegas.
La città del lusso e del peccato in mezzo al deserto del Nevada, sicuramente da vedere una volta nella vita. In questa tappa non ci siamo fatti mancare niente: hotel stratosferico, il Bellagio, dove abbiamo ricevuto come regalo dalla reception per gli sposini in luna di miele, un upgrading gratuito per una mini suite con vista sulle famose fontane che si muovono a tempo di musica, uno spettacolo fantastico, specie di sera, specie se visto dalla finestra della tua camera; una vincita di comodissimi 180$ alla roulette grazie al mio intuito sui numeri 2 e 27; una cena in un ristorante di lusso insieme ad altre due coppie conosciute a San Francisco e che erano in viaggio di nozze come noi.
Vista dalla nostra camera del Bellagio |
Ciò che mi è rimasto soprattutto di questa incredibile città sono sicuramente il lusso e la stravaganza sia degli edifici che della gente. Sulla strada principale detta Strip si affacciano numerosi hotel di lusso dove si può trovare di tutto: il centro di Venezia ricostruito con le gondole che navigano tra i canali e il gondoliere che canta una canzoncina in uno pseudo italiano; una golosissima cascata di cioccolata di tre colori diversi; un hotel a forma di castello medievale uno a forma di piramide, un piccolo ponte di Brooklyn, un piccolo Empire State Building, una piccola Tour Eiffel, una Wedding Chapel pronta per la celebrazione di un matrimonio, numerose specie di uccelli esotici etc etc
E tutto questo la sera è frequentato da orde di ragazze che a dispetto della loro minigonna e sopratutto del loro tacco a spillo, spesso festeggiando un addio al nubilato, entrano ed escono dai locali e dai casinò ubriache fradice; da omini loschi che ai lati della strada o ai semafori vendono ingressi per spettacoli osè e sono riconoscibili dal gesto e dal rumore che fanno sbattendo tra di loro i cartoncini con le foto delle ragazze, e da mimi e imitatori di personaggi famosi che chiedono qualche spicciolo per il loro spettacolino da strada, tra cui alcuni veramente bravi e simili al personaggio imitato, uno per tutti Michael Jackson.
Quinta Tappa: Los Angeles.
L'immensa città degli angeli dove anche il navigatore dell'auto, chiamato "Never Lost" si perde e impazzisce. Purtroppo Los Angeles è stata una delle tappe dove l'agenzia di viaggi ha fatto guai e così abbiamo perso un pomeriggio intero di visita alla città a cercare di rimediarli. Siamo solo riusciti a fare un giro ad Hollywood per vedere il famoso Kodak Theatre dove si svolge la cerimonia degli Oscar, la Walk of Fame, dove ogni celebrità ha la sua stella, e il piazzale davanti al Teatro Cinese, dove ci sono le impronte di mani e piedi lasciate dalle star di Hollywood.
Nel tempo rimasto ci siamo concentrati su due tappe fondamentali, gli Universal Studios e la zona di Santa Monica e Venice Beach.
Il primo è un parco di divertimenti ispirato ai film prodotti dalla casa cinematografica Universal, dove durante il giro in trenino si possono vedere i set e rivivere alcune scene dei film più famosi (Lo Squalo, King Kong, Psyco e altri). Tra le attrazioni quelle che mi sono piaciute di più sono Shrek in 4D, dove la quarta dimensione è rappresentata dall'acqua che esce dal seggiolino, ogni volta che i protagonisti del film si bagnano, e sopratutto il parco dei divertimenti dei Simpson che consiglio caldamente ma di cui non svelerò il fantastico segreto a chi ci deve ancora andare.
Invece abbiamo passato la domenica sulla spiaggia di Santa Monica e di Venice Beach, camminando tutto il giorno sulle piste pedonali che costeggiano la spiaggia e prendendo il sole distesi sui prati. Anche se si tratta di due località contigue sono completamente diverse l'una dall'altra: Santa Monica, famosa per il molo con la ruota panoramica e i gabbiotti dei bagnini dalla serie televisiva Baywatch, è piena di bei ragazzi e belle ragazze con fisici scolpiti che fanno jogging, vanno in bici o in pattini a rotelle, Venice beach invece è piena di venditori ambulanti che ti offrono di tutto (marjuana compresa), artisti di strada, gente che fa meditazione, comunità di neri che cantano i loro gospel e distribuiscono il pranzo ai poveri.
Sesta (e ultima) Tappa: San Diego.
Spiace dire che questo è stato l'errore più clamoroso dell'agenzia di viaggi, che alla nostra richiesta di passare gli ultimi cinque giorni di viaggio al sole, spaparanzati sulla spiaggia in riva all'Oceano, ci ha prenotato un'hotel a Mission Bay. Non che sia un posto indegno, anzi, Mission Bay è un bellissimo parco naturale sul mare, frequentatissimo dagli americani che possiedono una barca e attraccano nel porticciolo che era di fronte al nostro hotel, che tra l'altro era splendido, sicuramente il migliore di tutto il viaggio.
Il nostro unico problema è stato che a Mission Bay non c'è la spiaggia dove avremmo voluto passare quei cinque giorni. Non solo, ma non c'è nemmeno un ristorante dove andare a cena, escluso quello dell'hotel che però era carissimo. La mattina dopo il nostro arrivo, sconvolti da questa situazione, ci siamo incamminati verso quello che la cartina indicava come Mission Beach e dopo un'ora di cammino abbiamo scoperto la Forte dei Marmi di San Diego, una passeggiata lungo la spiaggia piena di hotel e locali che culmina nella splendida spiaggia di La Jolla, insomma il posto dove avremmo dovuto essere. Questo è stato il culmine della inefficienza dell'agenzia di viaggi, alla quale al nostro ritorno abbiamo fatto un'ottima pubblicità. .
Per il resto San Diego è una città carina, molto moderna, base militare americana, visitata a piedi in una giornata di sole partendo dalla parte antica spagnoleggiante e piena di locali fino alla passeggiata che costeggia il porto alla fine della quale, di fronte ad una enorme portaerei si erge la famosa statua gigante, chiamata "Unconditional Surrender" che tramite il bacio tra un marinaio ed una infermiera suggella la fine della seconda guerra mondiale. Si tratta di una statua itinerante, infatti ho letto che l'anno scorso è stata completamente smontata e trasferita altrove.
Dal centro, prendendo una comoda metropolitana, dopo un'ora di viaggio si arriva al capolinea, subito prima del confine con il Messico. Seguendo la fila di messicani, ci siamo spinti quasi fino all'ingresso della città di Tijuana, ma poi per paura di problemi alla dogana non abbiamo oltrepassato il confine. In questa piccola escursione è stato impressionante passare dal paesaggio americano di piccoli agglomerati della periferia di San Diego all'immensa collina che sovrasta Tijuana, dove la concentrazione di case è tale che non si vede nemmeno un albero.
Con questa ultima tappa si è chiuso il nostro viaggio di nozze, siamo tornati a casa con una valigia in più, sicuramente non stanchi del lungo peregrinare (anche se ci ha distrutti il volo di rientro), non ingrassati, nonostante avessimo mangiato di tutto, e quasi inebriati dal piacere di tutto ciò che abbiamo visto.
Ma, per quanto mi riguarda mi sono portata a casa una sensazione in più: innanzi tutto quella della mia mente, dopo un mese di soggiorno, libera da ogni pensiero e rilassata, e poi la sensazione di invincibilità per essermi sentita a mio agio durante un'esperienza particolare che non capita a tutti.
Le impronte di famosi attori italiani su Hollywood Bl. |
L'immensa città degli angeli dove anche il navigatore dell'auto, chiamato "Never Lost" si perde e impazzisce. Purtroppo Los Angeles è stata una delle tappe dove l'agenzia di viaggi ha fatto guai e così abbiamo perso un pomeriggio intero di visita alla città a cercare di rimediarli. Siamo solo riusciti a fare un giro ad Hollywood per vedere il famoso Kodak Theatre dove si svolge la cerimonia degli Oscar, la Walk of Fame, dove ogni celebrità ha la sua stella, e il piazzale davanti al Teatro Cinese, dove ci sono le impronte di mani e piedi lasciate dalle star di Hollywood.
Nel tempo rimasto ci siamo concentrati su due tappe fondamentali, gli Universal Studios e la zona di Santa Monica e Venice Beach.
Il gabbiotto di Baywatch sulla spiaggia si Santa Monica (no comment sul bagnino) |
Invece abbiamo passato la domenica sulla spiaggia di Santa Monica e di Venice Beach, camminando tutto il giorno sulle piste pedonali che costeggiano la spiaggia e prendendo il sole distesi sui prati. Anche se si tratta di due località contigue sono completamente diverse l'una dall'altra: Santa Monica, famosa per il molo con la ruota panoramica e i gabbiotti dei bagnini dalla serie televisiva Baywatch, è piena di bei ragazzi e belle ragazze con fisici scolpiti che fanno jogging, vanno in bici o in pattini a rotelle, Venice beach invece è piena di venditori ambulanti che ti offrono di tutto (marjuana compresa), artisti di strada, gente che fa meditazione, comunità di neri che cantano i loro gospel e distribuiscono il pranzo ai poveri.
Uno degli edifici caratteristici di Venice Beach |
Sesta (e ultima) Tappa: San Diego.
Centro di San Diego |
Il nostro unico problema è stato che a Mission Bay non c'è la spiaggia dove avremmo voluto passare quei cinque giorni. Non solo, ma non c'è nemmeno un ristorante dove andare a cena, escluso quello dell'hotel che però era carissimo. La mattina dopo il nostro arrivo, sconvolti da questa situazione, ci siamo incamminati verso quello che la cartina indicava come Mission Beach e dopo un'ora di cammino abbiamo scoperto la Forte dei Marmi di San Diego, una passeggiata lungo la spiaggia piena di hotel e locali che culmina nella splendida spiaggia di La Jolla, insomma il posto dove avremmo dovuto essere. Questo è stato il culmine della inefficienza dell'agenzia di viaggi, alla quale al nostro ritorno abbiamo fatto un'ottima pubblicità. .
Per il resto San Diego è una città carina, molto moderna, base militare americana, visitata a piedi in una giornata di sole partendo dalla parte antica spagnoleggiante e piena di locali fino alla passeggiata che costeggia il porto alla fine della quale, di fronte ad una enorme portaerei si erge la famosa statua gigante, chiamata "Unconditional Surrender" che tramite il bacio tra un marinaio ed una infermiera suggella la fine della seconda guerra mondiale. Si tratta di una statua itinerante, infatti ho letto che l'anno scorso è stata completamente smontata e trasferita altrove.
Unconditional Surrender |
Con questa ultima tappa si è chiuso il nostro viaggio di nozze, siamo tornati a casa con una valigia in più, sicuramente non stanchi del lungo peregrinare (anche se ci ha distrutti il volo di rientro), non ingrassati, nonostante avessimo mangiato di tutto, e quasi inebriati dal piacere di tutto ciò che abbiamo visto.
Ma, per quanto mi riguarda mi sono portata a casa una sensazione in più: innanzi tutto quella della mia mente, dopo un mese di soggiorno, libera da ogni pensiero e rilassata, e poi la sensazione di invincibilità per essermi sentita a mio agio durante un'esperienza particolare che non capita a tutti.
Oltre a ciò, mi sono portata a casa la carica che mi ha dato il comportamento della gente che abbiamo incontrato durante il viaggio, gli Americani.
Sono cresciuta in una famiglia fortemente politicizzata a sinistra e negli anni della mia crescita ho sempre sentito uscire giudizi negativi sugli Americani dalle bocche dei miei familiari, legati sopratutto a certi atteggiamenti e decisioni di ex presidenti degli Stati Uniti. Sapevo benissimo che erano esagerazioni, ma non mi ero mai chiesta veramente come fossero davvero gli Americani.
Ed invece ho scoperto e apprezzato una comunità che esprime la consapevolezza e la fierezza di far parte di un popolo in tutte le azioni che fanno, dal mettere la bandiera americana in giardino, all'essere gentili e disponibili a dare informazioni e aiuto anche se non sei in difficoltà, all'essere responsabili del loro lavoro a qualsiasi livello, un esempio per tutti, l'autista dell'autobus a San Diego che ti dà il buongiorno quando sali e ti ringrazia quando scendi, chiunque tu sia.
Insomma caro lettore,
ciò che ho tentato di farti capire è solo una parte dell'esperienza che ho vissuto, ma ti garantisco che per me non è stato abbastanza. Auguro a te, se non ci sei mai stato, di andare una volta nella vita negli USA, mentre auguro a me di tornarci presto. Oh, nel caso si decidesse di partire domani, ho già una lista di luoghi che mi piacerebbe visitare...
A presto
Nel+cistail-
Sono cresciuta in una famiglia fortemente politicizzata a sinistra e negli anni della mia crescita ho sempre sentito uscire giudizi negativi sugli Americani dalle bocche dei miei familiari, legati sopratutto a certi atteggiamenti e decisioni di ex presidenti degli Stati Uniti. Sapevo benissimo che erano esagerazioni, ma non mi ero mai chiesta veramente come fossero davvero gli Americani.
Ed invece ho scoperto e apprezzato una comunità che esprime la consapevolezza e la fierezza di far parte di un popolo in tutte le azioni che fanno, dal mettere la bandiera americana in giardino, all'essere gentili e disponibili a dare informazioni e aiuto anche se non sei in difficoltà, all'essere responsabili del loro lavoro a qualsiasi livello, un esempio per tutti, l'autista dell'autobus a San Diego che ti dà il buongiorno quando sali e ti ringrazia quando scendi, chiunque tu sia.
Insomma caro lettore,
ciò che ho tentato di farti capire è solo una parte dell'esperienza che ho vissuto, ma ti garantisco che per me non è stato abbastanza. Auguro a te, se non ci sei mai stato, di andare una volta nella vita negli USA, mentre auguro a me di tornarci presto. Oh, nel caso si decidesse di partire domani, ho già una lista di luoghi che mi piacerebbe visitare...
A presto
Nel+cistail-
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