Caro Lettore,
fin da piccoli siamo costretti a convivere con le nostre paure, alcune riusciamo a superarle nel corso della nostra esistenza, altre persistono per sempre. Nel mio caso ce ne sono diverse che ti vado ad elencare.
fin da piccoli siamo costretti a convivere con le nostre paure, alcune riusciamo a superarle nel corso della nostra esistenza, altre persistono per sempre. Nel mio caso ce ne sono diverse che ti vado ad elencare.
Comincio con un ricordo di bambina, un cartone animato molto conosciuto, Biancaneve e i sette Nani di Walt Disney. Probabilmente i bambini di oggi l'hanno visto una volta sola, vista la numerosa e varia offerta di cartoni di cui possono usufruire, ma nei primi anni settanta, quando io ero bambina, l'alternativa tra cui si poteva scegliere era molto ridotta e spesso si tornava al cinema per vedere classici come Robin Hood, Gli Aristogatti, Cenerentola, Bambi e appunto Biancaneve.
Il personaggio della Regina cattiva che si trasforma in strega e offre la mela avvelenata alla povera fanciulla, ha sconvolto la mia infanzia: l'immagine di questa vecchia brutta con gli occhi impallati, il naso rosso e pochi denti, che con le mani grinzose e le unghie lunghe regge la mela mi spaventò così tanto la prima volta che la vidi al cinema, che mia madre fu costretta a portarmi via perché mi misi le mani sugli occhi e non ne volevo sapere di continuare la visione del film.
Il personaggio della Regina cattiva che si trasforma in strega e offre la mela avvelenata alla povera fanciulla, ha sconvolto la mia infanzia: l'immagine di questa vecchia brutta con gli occhi impallati, il naso rosso e pochi denti, che con le mani grinzose e le unghie lunghe regge la mela mi spaventò così tanto la prima volta che la vidi al cinema, che mia madre fu costretta a portarmi via perché mi misi le mani sugli occhi e non ne volevo sapere di continuare la visione del film.
Per anni mi sono rifiutata di vedere il film per intero, anche quando avevo superato l'infanzia da qualche anno.
Ma le paure di una bambina piccola non erano solo di celluloide, ma anche in carne ed ossa. Renatino era un signore che aveva grossi problemi di movimento e di parola dati dalla sua spasticità, conosciuto da tutti nella cittadina in provincia di Firenze, dove sono cresciuta, perchè con la sua bicicletta consegnava porta a porta il giornale. Non so dirti quanti anni avesse, se fosse più giovane o più vecchio dei miei genitori, anche se mi ricordo che aveva i capelli neri, però mi faceva molta paura perchè purtroppo questi spasmi rendevano innaturali i suoi movimenti e non si riusciva a capire bene cosa diceva, perchè quando parlava sembrava un ubriaco che non riesce a pronunciare le parole. Quando per strada mi veniva incontro per farmi un complimento, mi nascondevo sempre dietro a mio padre. In seguito mi sono resa conto che il mio comportamento non era per niente "politically correct" nei confronti di una persona con degli handicap, oltretutto mio padre mi conferma che Renatino era molto dispiaciuto del fatto che mi nascondessi, perché lui in realtà mi voleva bene. Purtroppo da grande non ho mai avuto l'occasione di chiedere scusa e mai ne avrò visto che Renatino è morto anni fa.
Crescendo le mie paure sono diventate più concrete. A metà degli anni ottanta, nel periodo della scuola media, avevo tantissima paura di morire a causa dell'imminente Terza Guerra Mondiale. Siamo negli ultimi anni di Guerra Fredda, prima della caduta del muro di Berlino, dove Stati Uniti e Russia si giocavano le ultime cartucce per la supremazia del mondo, anni in cui ad esempio ci fu il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca e di Los Angeles, probabilmente a causa di notizie date al telegiornale, seguite sicuramente da commenti negativi fatti da mio padre, insomma mi ero fatta l'idea che la popolazione mondiale sarebbe stata sterminata a breve grazie alle bombe chimiche e biologiche. Ho passato almeno tre anni della mia esistenza addormentandomi con l'idea che forse non mi sarei risvegliata, fissando la finestra di camera mia per vedere se fosse entrato il gas omicida delle bombe. Qualche anno dopo da quella stessa finestra una bomba purtroppo l'ho sentita davvero, la sera del 27 maggio 1993 quando esplose una macchina carica di tritolo in via dei Georgofili.
Sempre in quel periodo, o subito dopo, è nata la mia paura, o meglio la mia ossessione, per il film "Profondo Rosso". Non sono un'amante dei film horror, ma dato che adoro il thriller, mi sono vista la maggior parte dei film di Dario Argento che hanno una trama criminale. Profondo Rosso è stato uno dei primi che ho visto, perché il più famoso all'epoca ( ma anche adesso, credo) e perché un compagno di classe me lo aveva suggerito mettendomi in guardia sul fatto che c'era una scena nel film dove si poteva scoprire l'assassino in anticipo. In effetti c'è una scena in cui il protagonista interpretato da David Hammings, entra in un appartamento, percorre un corridoio pieno di quadri cercando la persona che ha appena visto dalla strada compiere un omicidio, ma non trova nessuno e vede fuggire l'assassino dalla finestra. In realtà uno di questi quadri è uno specchio e lui senza accorgersene ha visto l'immagine riflessa dell'assassino, scambiandolo per un ritratto. La prima volta che ho visto il film, alla famosa scena ho chiuso gli occhi perché non volevo scoprire l'assassino in anteprima. Ma chi era con me a vedere il film mi disse che era una scena veramente paurosa. Non mi ricordo chi abbia pronunciato questa frase, fatto sta che ha condizionato la mia vita, perché ho sempre avuto paura di vedere questa scena. Il colmo di tutta questa storia è che qualche anno fa, armata di coraggio e risoluta nel voler superare i miei limiti e le mie paure, mi sono costretta a vedere tutto il film senza chiudere gli occhi, e sono rimasta così scioccata che tuttora non riesco a ricordare quel particolare. Neppure per aggiornarmi in vista di questo argomento all'interno del post, ho avuto il coraggio di rivedere la scena su youtube, ad ogni modo se ti interessasse, la puoi trovare qui.
Un'altra paura non superata è quella di volare. Ho preso l'areo per la prima volta all'età di 14 anni, quando mi recai in Egitto, in gita premio organizzata da mia madre per festeggiare la mia promozione all'esame di terza media. Prendere l'aereo mi incuriosiva molto, e infatti il primo volo Roma - Il Cairo fu molto divertente. Poi non so cosa successe, forse fui condizionata dal fatto che durante il volo interno verso Abu Simbel, fatto in un mini aereo da pochi posti, il figlio dei nostri amici vomitò anche l'anima, o forse dai racconti di mia zia che viaggiando tanto in aereo per lavoro, aveva vissuto diverse disavventure, fatto sta che mi ritrovai ad avere paura di volare. Questo non mi ha impedito di viaggiare e di fare anche voli trans oceanici, però la paura di morire durante il volo, dato dalle scarse possibilità di salvarsi in un incidente aereo, condiziona tantissimo il mio umore quando devo prendere un aereo. Sudorazione alle mani, tachicardia durante il decollo e l'atterraggio, attenzione a qualsiasi particolare strano e sguardo fisso sul personale di bordo, per percepire un minimo accenno di terrore dopo un rumore, si superano difficilmente, nonostante le numerose ore di volo accumulate negli anni. Se sono riuscita a gestire questa paura negli ultimi anni, lo devo solo al fatto di aver viaggiato con gente che dimostrava la sua paura in modo più eclatante di me, alla mia amica Antonella, che tranquillizzavo durante i nostri voli dall'Italia alla Germania e viceversa, dicendole "non ti preoccupare del rumore, lo deve fare" e alla mia amica Laura che mi è sembrata molto esagerata quando al decollo del volo Pisa - Valencia cominciò ad ansimare come se stesse partorendo, mentre io per distinguermi da lei rimasi tranquillissima.
Un'altra paura non superata è quella di volare. Ho preso l'areo per la prima volta all'età di 14 anni, quando mi recai in Egitto, in gita premio organizzata da mia madre per festeggiare la mia promozione all'esame di terza media. Prendere l'aereo mi incuriosiva molto, e infatti il primo volo Roma - Il Cairo fu molto divertente. Poi non so cosa successe, forse fui condizionata dal fatto che durante il volo interno verso Abu Simbel, fatto in un mini aereo da pochi posti, il figlio dei nostri amici vomitò anche l'anima, o forse dai racconti di mia zia che viaggiando tanto in aereo per lavoro, aveva vissuto diverse disavventure, fatto sta che mi ritrovai ad avere paura di volare. Questo non mi ha impedito di viaggiare e di fare anche voli trans oceanici, però la paura di morire durante il volo, dato dalle scarse possibilità di salvarsi in un incidente aereo, condiziona tantissimo il mio umore quando devo prendere un aereo. Sudorazione alle mani, tachicardia durante il decollo e l'atterraggio, attenzione a qualsiasi particolare strano e sguardo fisso sul personale di bordo, per percepire un minimo accenno di terrore dopo un rumore, si superano difficilmente, nonostante le numerose ore di volo accumulate negli anni. Se sono riuscita a gestire questa paura negli ultimi anni, lo devo solo al fatto di aver viaggiato con gente che dimostrava la sua paura in modo più eclatante di me, alla mia amica Antonella, che tranquillizzavo durante i nostri voli dall'Italia alla Germania e viceversa, dicendole "non ti preoccupare del rumore, lo deve fare" e alla mia amica Laura che mi è sembrata molto esagerata quando al decollo del volo Pisa - Valencia cominciò ad ansimare come se stesse partorendo, mentre io per distinguermi da lei rimasi tranquillissima.
Concludo ritornando ai cartoni animati con un episodio dove, mi rendo conto, la mia memoria falla un pò e avrei bisogno di certezze provenienti da chi si ricorda meglio di me. Argomento Spiderman, cartoni animati a episodi negli anni settanta. C'era una scena nella sigla originale cantata in inglese in cui si vedeva il direttore del Daily Bugle (quello per intenderci con i capelli a spazzola bicolori, grigio scuro e grigio chiaro e con il sigaro sempre in bocca) che sedeva alla sua scrivania. Improvvisamente dalla grande finestra alle sue spalle appare un curioso individuo nero, a torso nudo, con un osso che gli trapassa le narici, e che ha tutta l'aria di essere pericoloso. Questa immagine mi aveva spaventata la prima volta che l'avevo vista e, mi ricordo, tutte le volte che appariva la sigla in tv, stavo con la mano vicino agli occhi pronta a coprirli non appena fosse apparso l'individuo nero. Sono riuscita a trovare la foto seguente che rappresenta in tutto e per tutto l'immagine che avevo in testa, però ho scoperto che non fa parte della sigla del cartone, che ho ritrovato su internet e che puoi vedere cliccando qui, o almeno non c'è nel filmato che ho trovato.
Caro Lettore
O forse non era così e mi sono sbagliata? Mi cade un grande mito della mia infanzia, spero che tu mi possa smentire quanto prima, sarebbe una paura in meno...
A presto
Nel+cistail-
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