lunedì, settembre 10

Una vita per i gatti

Caro Lettore,

ci sono molti luoghi comuni sui cani e sui gatti. Io ad esempio non sopporto coloro che dicono, "ah io preferisco il cane perchè il gatto si affeziona alla casa mentre il cane al padrone". Non c'è niente di più sbagliato in questa affermazione, certo, è vero che il gatto si affeziona alla casa perchè ha i suoi posti preferiti dove si reca per dormire, mangiare o mettersi a fare gli appostamenti alle sue vittime, ma il gatto per le sue caratteristiche di animale independente, che tollera gli altri purchè non lo infastidiscano e sta molto bene da solo, riesce ad amare gli altri a modo suo, soprattutto senza instaurare un rapporto di dipendenza.
Conosco molte persone che amano i gatti, è un amore incondizionato per l'essenza dell'animale, appena pronunciano la parola "gatto" gli si apre un mondo e i loro occhi brillano di soddisfazione.
La mia prima gatta si chiamava Penelope, in realtà l'abbiamo conosciuta con questo nome perchè l'abbiamo per così dire adottata, benchè avesse una famiglia sua.
All'epoca con i miei abitavo in un quartiere caratterizzato da abitazioni tipo villette a schiera con i giardini comunicanti. La gatta passando dal nostro giardino non aveva resistito al fascino di una carezza dalla mano di mio padre. Mio padre mi ha trasmesso la passione per i gatti, aveva avuto un casa per tanti anni la gatta Muccia, che era andato a prendere in bici a Firenze, e che aveva vissuto in casa per tanti anni, lottando quotidianamente con le urla di mia nonna che non la voleva sui letti e con mia zia che cantava in continuazione per la casa dandole fastidio, specie quando aveva i gattini. Con questa gatta Muccia aveva un rapporto straordinario la mia bisnonna, che la chiamava semplicemente "il gatto" (famosa la frase "il gatto ha fatto i bambini") e ne annunciava il ritorno da fuori prima che la gatta si presentasse alla porta.
Tornando alla Penelope, grazie alla carezza di mio padre  era nata la nostra fratellanza, tantè che poi era diventata praticamente nostra ed eravamo noi a portarla dal veterinario.
Sinceramente non mi ricordo chi fosse la famiglia di nascita della Penelope, mi ricordo che abitavano "laggiù di fronte" ma non si sono mai fatti vivi per reclamare la gatta e nemmeno per sapere come stesse.
La Penelope era una di colore nero, con una macchia di pelo bianco sul collo, purtroppo non ho foto di lei ma me la ricordo benissimo, nonostante gli anni. Era un pò selvaggia, perchè non era abituata a stare in casa, però stava sempre con noi e quando faceva i cuccioli se ne stava rannicchiata nel nostro giardino e li accudiva in una cassetta che le mettevamo a disposizione. Le cucciolate della Penelope hanno distribuito amore gattesco tra i familiari e i vicini, specialmente in due casi.
Il primo lo avevamo dato a mia cugina che lo aveva chiamato Piccolo. Piccolo era un gatto viaggiatore aveva fatto tutte le ferie con noi, e si era abituato a viaggiare nel suo trasportino. Addirittura lo avevano portato in Sicilia e in Sardegna.
L'episodio più divertente fu quando ci recammo in vacanza in montagna in una casa dove non eravamo mai stati, e il gatto appena uscito dal trasportino si infilò in bagno e fece la pipì sul water. Stupore da parte di tutti perchè non l'aveva mai fatto, e soprattutto perchè era riuscito a trovare il bagno in una casa sconosciuta a tutti.
Il secondo, a me più caro, è stato Pippo. Pippo era uno dei figli di Penelope che noi avevamo deciso di tenere soprattutto perchè dopo pochi mesi dalla sua nascita la Penelope morì.
Pippo era un signor Gatto, tenero e coccolone con noi, duro e incazzato quando passavano altri gatti dal giardino. Nonostante fosse cresciuto in casa aveva ereditato il carattere selvatico dalla madre, e dormiva sempre fuori in giardino sia d'inverno che d'estate in una cuccia che mio padre gli aveva costruito.
Pippo morì prima di Natale nel 1990, aveva il fegato completamente spappolato, forse una polpetta avvelenata mangiata da qualche parte. In quel mese passato dal momento in cui si sentì male alla sua morte, lo abbiamo curato sperando che guarisse, mio padre gli faceva le flebo tutte le mattine e lui si era abituato a dormire in casa. Non so cosa scatta in questi casi ma c'era sempre uno scambio di sguardi tra noi e il gatto, molto intenso, come se lui ci volesse dimostrare la sua gratitudine per quello che stavamo facendo o ci volesse rassicurare sul suo stato di salute.
Erano scene strazianti quando lo portavamo dal veterinario ed eravamo costretti a lasciarlo lì per una notte e al nostro ritorno sentirlo miagolare da lontano perchè ci aveva riconosciuti. Mi ci sono voluti mesi per riprendermi dalla sua morte.
Qualche tempo dopo abbiamo adottato un altro gatto, Robertino, il gatto più imbranato della storia. Lui si che era un gatto di casa, anzi stava più in casa che fuori. Aveva paura degli altri gatti e non riusciva a saltare il muretto che separava il nostro giardino da quello dei vicini, tant'è che una volta si ruppe una zampa e lo dovettero ingessare. Aveva uno strano modo di miagolare, come dire più di gola che di naso ed era davvero divertente. Robertino era già adulto quando arrivò nel nostro giardino ed è stato con noi per circa due anni. Poi un giorno scomparve e non lo abbiamo più visto, probabilmente il suo essere imbranato lo aveva portato alla morte da qualche parte.
Dopo Robertino per anni non avuto gatti. Nel 1993 con i miei genitori cambiammo casa e ci trasferimmo in un appartamento dove non era il caso di avere gatti perchè potevano facilmente andare in strada ed essere investiti dalle auto. Il vero motivo era però che nessuno era pronto a soffrire ancora..

Di anni ne sono passati e anche di acqua sotto i ponti da allora, ma finalmente nel 2006 è arrivato Lui, il nostro gatto rigorosamente nero con un pelo lucido e morbido. Aveva 2 mesi quando l'abbiamo preso e fin da subito ha rivelato il suo carattere forte. Era così piccolo e inesperto ma la prima sera era già sul tavolo che leccava il cartone della pizza, e se provavi a prenderlo ti affondava i suoi piccoli denti nella mano. Il vizio di saltare sul tavolo per leccare gli avanzi glielo abbiamo fatto perdere, quello di mordere un pò meno visto che ogni tanto siamo vittime dei suoi agguati e ci troviamo con diversi morsi e graffi sull'avambraccio e sulle caviglie. Di contro però è un gatto molto affettuoso, lato che avevo vissuto poco nei miei gatti precedenti e che ho scoperto piacevolmente con Lui. D'inverno e d'estate quando non fa caldo, lui dorme nel nostro letto e si posiziona a pancia un su con la testa appoggiata sul cuscino, accanto alla mia. Addormentarsi al suono piacevole delle sue fusa è meglio di qualsiasi camomilla.
Io e mio marito ci siamo convinti che il gatto ci consideri suoi simili, o meglio che lui si consideri simile a noi. Negli anni abbiamo osservato degli atteggiamenti un pò anomali per un gatto, o comunque a noi, che pur abbiamo avuto gatti nella nostra vita. Certo è che Lui è diventato una figura fondamentale nella nostra vita, come uno di famiglia, che a modo suo interagisce con il nostro quotidiano. E sa anche essere efficace: c'è stato un periodo in cui per motivi personali stavo male, ero, diciamo, un pò depressa, e lui come se avesse capito, mi è stato veramente vicino facendo di tutto per farmi sentire la sua presenza e il suo bene, forse meglio di qualche amico o parente. 
Oltretutto ho scoperto che, alla faccia di tutti i filmati curiosi di Paperissima Sprint, il nostro gatto non si riconosce allo specchio e non si spaventa quando passa e vede la sua immagine riflessa.
Questo ci ha sempre portati a pensare che fosse una creatura particolare, mio marito, esagerando si è inventato che in realtà si tratta di un sacerdote Druido, che avendo la facoltà di trasformarsi in un animale si è trasformato in un gatto, ma essendo inesperto, è condannato a rimanere in quella forma perchè non ricorda più la formula per tornare umano.

Caro Lettore, potrai pensare che non siamo normali, e forse non a torto. Ma ti assicuro che preferisco essere un pò fuori dal comune, come tutti gli amanti dei gatti...

A presto
Nel+cistail-

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