Caro
Lettore,
Lo
zio Gino, era lo zio di mia madre, fratello minore di mia nonna materna. A
Firenze lo potremmo definire “un personaggio”, cioè una persona estroversa, dai
modi di fare singolari e una condotta di vita fuori dal comune. Sicuramente avrebbe
potuto ispirare qualche nostro regista toscano, e fare il protagonista di una
commedia. Mi immagino già la scena in cui lui compare sulla sua moto, con la
voce fuori campo di Pieraccioni, che comincia a raccontare la sua storia.
Lo
zio Gino era nato nel 1911, ed era il parente preferito di mia madre. Nei miei
ricordi c’è una foto, in cui io all’età di quattro o cinque anni sono seduta su
una moto con le mani sul manubrio, come se la stessi guidando, e mi trovo in un
paese del Casentino dove lo zio Gino aveva una casa in campagna. Anche la moto
era sua, in effetti lo zio era appassionato di motori e anche da anziano,
finché ha potuto, si è sempre spostato in motorino. A vederlo era buffo, non
tanto alto, in carne, orologio d’oro al polso, anello d’oro tipo pataccone alla mano destra e
vari braccialetti sempre di valore ad entrambe le braccia. Da dove venissero
tutte queste risorse non si è mai capito bene, oltre al fatto di come potesse
permettersi di viaggiare in giro per il mondo, visto che non aveva un mestiere
dichiarato, se non quello di mantenuto dalla moglie, la zia Elda, che faceva la
parrucchiera in casa, ma che probabilmente ricavava dal suo mestiere ben più di
quello che ci si aspettasse.